Così è la vita

La fisica della neve

La neve illumina la notte,
la notte è chiara e non fa paura.
L’aria è gelida, ruvida,
spazza il volto,
strappa via e ripulisce.

La coda al mattino presto,
le auto troppo lente e i semafori troppo rossi,
le dispute inutili e le urgenze futili,
il vortice insensato dell’efficienza,
la stanchezza sterile della porta di casa che si riapre,
i minuti che mancano alla ninna nanna,
i giorni che sfumano.

Alzo lo sguardo verso il cielo,
bianco di neve e nuvole.
In alto i primi fiocchi cominciano a cadere
e me ne basta uno solo,
sulla mia fronte,
su quella di mamma,
sulla tua all’insù.
E si scioglie.
In silenzio.

Un giorno ti spiegherò la fisica della neve,
ma non chiedermi il perché di questa vita al contrario.
Non chiedermelo,
non ho una risposta
e non ho un antidoto.
Posso darti un bacio
e dirti che andrà tutto bene.

Guarda in alto,
da lassù scendono i fiocchi,
lenti e incuranti.
Goditi a fondo questa carezza,
fra poco smetterà.

Amala questa vita al contrario,
così come la neve che cade,
e ricorda,
nulla è già scritto.

© Simone Moscardi – 2018

(Poesia classificata terza, sezione “Tema libero”, Premio Nazionale di Poesia Graffiti METROpolitani – http://www.yowras.it/?q=node/352)

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

Standard
Così è la vita

Ninna Nanna

Non piangere,
sono troppo piccola per capire le tue lacrime,
le sento scivolare sul mio viso,
e non distinguo la gioia dal dolore.

Ti guardo dal basso,
attaccata al seno,
sento il tuo braccio,
mi sostiene e mi riscalda,
mi accarezzi e piangi.

Non andrò via,
non ora
e anche quando ci sentiremo al telefono troppo in fretta,
o sarò dall’altra parte del mondo e mi dirai di stare attenta,
io ti sarò accanto.

E quando i ruoli si invertiranno,
le tue rughe saranno più profonde,
la tua vita più lunga,
sarò io a pendermi cura di te.

Piangi
le tue lacrime di gioia,
sussurrami
la tua ninna ninna
culla il mio sonno,
accanto al tuo.

(©) Simone Moscardi, 2017

Standard
Così è la vita

Sette

Sette mesi,
sono sette mesi che ti respiro
e ogni giorno dimentico
il tuo volto di ieri.

Nei miei occhi ci sono le foto dei giorni appena passati,
non saprei ricordarti in un altro modo che non sia così preciso,
eppure non basta.

I tuoi occhi oggi sono più brillanti,
il tuo vocabolario più anarchico,
la tua fame in costante crescita.

Non sei più quella di ieri,
cresci e cambi,
come la luce del giorno, mai uguale a se stessa.

Lasci indietro i ricordi
tu sei già avanti
io, nella tua scia, li raccolgo.

Ti espandi dentro di me,
e non posso fare nulla,
posso solo lasciare che accada,
posso immergermi nei tuoi occhi per tenerti vicina,
posso cercare di proteggerti finchè potrò e finchè sarà giusto farlo,
posso ricambiare il tuo sorriso disarmante,
e aspettare che tu dica “papà”.

(©) Simone Moscardi, 2017

Standard
Così è la vita, Società

L’imbarco all’italiana

Seduto e pacifico, moglie al fianco, attendi il tuo turno, intorno caos e coda, massa umana accalcata di ritorno dalle vacanze.
Il gate del volo Dubai – Milano è un recinto, delimitato e confinato, un micro cosmo variegato e a tratti avariato.
Dubai, fine agosto, crocevia mediorientale di molte mete, è l’apoteosi dell’italianità in vacanza.
Sei andato dall’altra parte del mondo e ritorno, molti scali in paesi diversi, gente di ogni tipo e razza, ma non c’è nulla fare, l’italiano all’estero lo riconosceresti bendato, a chilometri di distanza.
Seduto e pacifico, osservi.
C’è il project manager cinquantenne brizzolato, moglie e figli al seguito, Hogan con zeppa bianca, polo Fred Perry blu e un paio di fantastici pantaloni africa style, con giraffe nere su fondo marroncino deserto, abbondanti, cavallo basso, elastico alle caviglie, perfetti per un casual Friday d’ordinanza. Vi siete divertiti a Zanzibar?
Ci sono i due fidanzatini con le pupille a cuoricino, tenerini tenerini, mano nella mano, zaino Eastpack sulle spalle e due originalissimi cappellini orientali in paglia calati in testa. Bella la Thailandia?
C’è poi il nerd etnico, barba incolta irregolare, occhialone fuori moda con lenti spesse, zaino Invicta con le scritte a pennarello direttamente dagli anni ’80 e un super tutone africano, che nemmeno i Vu Cumprà di Viserbella di Rimini osano più mettere. Tutto bene al campo estivo per l’informatizzazione degli Tswana del Botswana?
Immancabile e un un po’ defilata, la coppia di strafighi made in Montenapoleone. Lei figosissima con le zeppe di 10 cm, pantaloncini micro livello curva chiappa, canottiera super aderente e iper scollata, abbronzatissima e con le tette rifatte. La borsa, ovviamente, una Louis Vuitton a bauletto, comoda comoda per l’aereo. Lui il fidanzato, 1.80, capello corto gellato, barba perfetta di due giorni, camicia bianca con maniche risvoltate e slacciata davanti su un petto perfettamente palestrato, abbronzato e depilato, bermuda blu e mocassini in tinta.
Precisi, come se fossero appena usciti dal centro estetico. Guardano dritti avanti a loro, sguardo alto. Non si parlano, mai. Come è andata la vacanza all inclusive super exclusive alle Maldive?
Umanità varia, differenziata ad hoc, per comunicare al prossimo di esserci stati in vacanza, mete esotiche, resort extra lusso, volontariato sociale, lì in mezzo alla marea in attesa dell’imbarco.
Nei voli su lunghe tratte, il check in è obbligato, il posto per il bagaglio a mano è assicurato, niente risse come per salire sul volo low cost da Barcellona.
Ma l’abitudine resta, il DNA non mente, l’italiano ama e odia, in modo viscerale e completo, la coda.
Senza coda, lunghissima e assurda, l’italiano non vive, ne ha bisogno come l’ossigeno, le tasse e la carbonara in Guatemala.
La coda assunta a modus vivendi all’Expo Milanese, la passeggiata di Christo sulle acque del lago di Iseo; l’anno prossimo quale coda sarà di moda?
Così, con la coda nel sangue, l’italiano non aspetta tranquillo e seduto il proprio turno, assolutamente no, anche se mancano tre ore, l’italiano si piazza davanti al gate orgoglioso e fiero di imbarcarsi per primo, trolley al fianco, carta di imbarco e passaporto alla mano, osserva il banco del gate, desolatamente vuoto.

Seduto e pacifico, moglie al fianco, trenta ore all’andata, trenta al ritorno e molti imbarchi lineari e sereni, aspetti il tuo turno.
L’hostess di terra è arrivata da poco, appena si è palesata, la massa in piedi è schizzata in avanti come Bolt alla partenza della finale olimpica dei 100 metri.
La massa brama l’imbarco, brama il proprio posto assegnato e numerato che nessuno mai si sognerà di togliergli, brama i centimetri cubici di cappelliera dove alloggiare il proprio trolley sgarruppato o la Louis Vuitton da viaggio.
La massa brama l’imbarco, in ordine assoluto di coda, ignorando completamente le indicazioni sui monitor e degli altoparlanti che, in molte lingue, italiano compreso, descrivono chiaramente la sequenza di imbarco secondo i settori dell’aeromobile.
L’italiano difende il proprio posto in prima fila fregandosene di essere dell’ultimo settore.
Rilassato, moglie al fianco rilassata, guardi il tuo biglietto “Settore C”.
Con calma, seduto e divertito, attendi la chiamata della Prima Classe, della Business, dei prioritari, dei passeggeri con minori e passeggini, del settore A e B, finché compare la scritta “settore C”.
Ti alzi, trolley al seguito, cominci a spintonare, perché il project manager con famiglia, i giovani innamorati, il nerd, la coppia di superfighi e altra umanità varia hanno completamente bloccato l’area antistante il gate, nonostante non sia il loro turno.
Finalmente riesci ad aprire un varco nella massa, gomiti alti e sorriso beffardo raggiungi la hostess di terra, tua moglie in scia, percorri il percorso previsto, sali sull’aereo, alloggi comodamente i bagagli, ti siedi e attendi il decollo.
Passano minuti a palate finché vedi passare il manager, il nerd e compagnia briscola che rabbuiati dalla coda e dall’attesa finalmente prendono posto, bofonchiando al personale di bordo che parleranno con un responsabile per protestare riguardo la lunga attesa all’imbarco.

Ovunque tu sia, in giro per il mondo, ovunque, se vedi una mandria di persone ammassate irrazionalmente al gate con trolley al seguito, ore prima della partenza, sappi che sono italiani in coda, indignati per la coda ma orgogliosamente in coda e sappi che quello è un imbarco normale.
Tecnicamente parlando, il classico “imbarco all’italiana”.

(©) Simone Moscardi, 2016

Standard
Così è la vita, Sensazioni

Sospesa

Fuori è pelle liscia, tesa, delicata.
Fuori è un mondo caotico, alti e bassi, sconfitte e cicatrici, lezioni imparate e da imparare.
Fuori è un mondo sorprendente, albe e tramonti da sognare e da vivere, il vento che scompiglia i capelli, l’aria fredda delle mattine di inverno, i primi tepori primaverili.

La vita, qui fuori, non posso spiegartela, troppo contorta e aggrovigliata, troppa o troppo poca e solo raramente nella dose corretta.
Non so dire cosa sia giusto o sbagliato, troppi punti di vista da considerare, troppe scelte e troppi incastri, posso solo dire che la ragione non è mai da una parte sola, la gentilezza è la chiave che apre molte porte e l’ironia è l’ancora di salvezza dalla seriosità delle cose futili.

Fuori si combattono battaglie che non hanno vincitori, dove la brutalità è regola, gli esseri umani sono scontati e non si distingue la fine dall’inizio.
Fuori corriamo e corriamo per il solo gusto di assaporare la sosta, e anche quando possiamo fermarci, cominciamo a correre per smaltire la fatica della corsa.
Fuori è difficile trovare un senso come è difficile trovare qualcosa che non abbiamo già.

La vita, qui fuori, non posso spiegartela, posso solo raccontare il silenzio delle montagne, il bianco assoluto della neve, la delicatezza del riverbero del mare in una notte col pieno di luna, il profumo dell’erba bagnata dopo il temporale, la pace delle terre diradate, la semplicità disarmante di un sorriso sincero, la libertà dei piedi nudi nella sabbia.

Fuori sei pelle liscia, tesa, delicata.
Dentro sei un mistero in bianco e nero, forme da intuire e un battito che sembra un sussulto.

Rimani lì, ancora per un po’, ascolta e non cercare di capire, non è ancora il tempo.
Rimani lì, ancora per un po’, sospesa.
Rimani lì, in pace, fino al giorno in cui mi specchierò in te, per cercare la metà di me e la forza di essere semplicemente tuo padre.

(©) Simone Moscardi, 2016

Standard
Così è la vita

Cirocrazia – Il rinnovo

… alla prima parte …

Ragazzo di campagna, automunito, milanese adottato cerca posto auto per la notte.
Astenersi perditempo.
Centro commerciale zona semi centrale, piano meno uno, interno gabbiotto addetti “Rapid Parking”, un mese dopo.
Per l’esattezza due giorni prima, di un mese dopo.

“Buona sera, vorrei rinnovare il mio abbonamento”
“Buona sera, nessun problema, favorisca la tessera prego”, l’addetto Rapid Parking è gentile e cortese, alto e magro nella sua divisa nera, scarpe antinfortunistiche nere, giubbotto nero griffato “Rapid Parking”, in arancione fluo. Sul petto della divisa, nessun cartellino, nessun nome.
Simone osserva l’addetto, lo scruta, ha la faccia da Giuseppe e nessuna parentela con Ciro, nessuna, è certo.
Giuseppe prende la tessera e la appoggia al lettore di bar code, sul display della cassa appare inequivocabile e privo di vergogna l’importo “60,00 €”.
Simone è il suo ghigno, malefico e vendicativo; Ciro questa volta non presidia la postazione Rapid Parking, ma la vendetta verrà servita, due giorni prima di un mese dopo.
“Eh no, guardi”, Simone aspettava da troppo questo momento, “ho la mia tessera EuroCoop, sono tre euro meno con la tessera, esattamente 57 euro”.
Giuseppe impassibile “guardi che lei deve pagare 60 euro, vede sul display”.
“Eh no, eh no, ho la tessera EuroCoop questa volta, che mi dà diritto allo sconto di 3 euro”.
“Ma il suo contratto è del tipo Notte a 60 euro, non Notte EuroCoop a 57 euro, quindi deve pagare il rinnovo mensile a 60 euro”.
“Eh no, eh no, no no, la scorsa volta il suo collega” Simone non riesce neppure a proferire la parola Ciro, “il suo collega mi ha assicurato che per il rinnovo, con la tessera EuroCoop, avevo diritto allo sconto”.
“Il regolamento lo vieta, se vuole un abbonamento a 57 euro Notte EuroCoop, dobbiamo rifare il contratto”.
“Rifare il contratto?” Simone è incredulo e sull’orlo di una crisi di nervi “rifare il contratto?”
Giuseppe è una sfinge “certo rifare il contratto”.
“Rifare il contratto? E perché mai? Non basta una semplice variazione?”.
“Il regolamento lo vieta, e comunque per rifare il contratto ci vogliono solo cinque minuti”.
Simone è sbiancato, immobile, palpebre spalancate, Giuseppe come se niente fosse continua “e poi, il nuovo contratto è a sua maggior tutela”.

Ci sono momenti nella vita in cui il mondo vortica attorno impazzito e schizzato come un flipper comandato da un cocainomane strafatto.

Simone sente una fitta ad entrambe le tempie, come se lo avessero infilzato con lo spiedo per cucinare il porceddu, lo zaino con PC sulle spalle diventa immensamente pesante.
Simone si tocca entrambe le tempie, se le massaggia per qualche secondo, si sfila lo zaino e lo appoggia per terra, si slaccia il giubbotto con calma e poi con sguardo truce guarda dritto negli occhi Giuseppe, aspetta qualche secondo e poi domanda, scandendo lentamente le parole “E’ proprio sicuro, che occorra rifare il contratto?”
Giuseppe, vorrebbe rispondere di sì, ma percepisce la criticità della situazione, e tentennando risponde “guardi, ora provo a contattare il mio responsabile”
“Ecco bravo, contatti” risponde Simone sicuro di sè e ora perfettamente in controllo della situazione.

Ci sono momenti nella vita in cui non ci si accorge di essere sul baratro, in cui si pensa di essere al sicuro, mentre l’inferno ha appena spalancato le sue fauci infuocate e ingorde.

Giuseppe prende il telefono, compone il numero, attende qualche secondo che il responsabile risponda “Pronto, Ciro, …”. La parola Ciro arriva alle orecchie di Simone, chiara, distinta e inarrestabile come una slavina di neve. Si siede Simone, alla scrivania dei contratti, le gambe non reggono più il suo peso, la testa gira, il respiro affannoso, le parole di Giuseppe al telefono svaniscono come quando si schiaccia il tasto “mute”.
Rimane così, sconsolato e affranto Simone, finché due minuti dopo, nel gabbioufficio Rapid Parking fa il suo ingresso, trionfale e risolutivo, il responsabile, Ciro il grande, in persona.
Ciro con fare serio, senza parlare, guarda Giuseppe che immediatamente vuota il sacco, scrollandosi così di dosso la criticità dalla situazione.
Simone non parla, seduto, aspetta rassegnato e sconfitto che Ciro faccia il suo dovere.
E Ciro, inappuntabile, fa quello che deve fare “Buona sera, come le ha detto il collega, non è possibile fare una variazione del contratto, se vuole pagare l’abbonamento Notte EuroCoop, dobbiamo rifare il contratto”
“Ma il mese scorso, lei …”
“Il regolamento prevede il rifacimento del contratto, ci vogliono solo cinque minuti”
“Già solo cinque minuti”, Simone ha un tono neutro, da risponditore automatico.
“E poi, guardi che è a sua maggior tutela, il nuovo contratto”
A maggior tutela, Simone ne è convinto, vorrebbe ribattere, reagire, infuriarsi ma si sente dire “E va bene, se è a mia maggior tutela …”
Ciro si accomoda alla scrivania, prende il modulo dei contratti in carta copiativa “Nome e Cognome, data e paese di nascita, residenza”
“Ma scusi non le servono i documenti in originale, tessera EuroCoop inclusa?” Simone abbozza un sorriso.
Ciro indispettito “Sì, ma dopo aver compilato il modulo”
“Ma stai scherzando vero? Hai già i miei documenti, fotocopiati dagli originali, un mese fa, non ti ricordi? Vuoi le mie impronte digitali e la scansione dell’iride? E magari anche un tampone salivare per il DNA, che non si sa mai?”
Ciro, impassibile, professionale, continua imperterrito nella copia dei dati, con attenzione certosina, come se nulla fosse, come se la reazione di Simone fosse stata solo immaginata.
Al completamento della compilazione del nuovo contratto, Ciro lo porge a Simone per la firma.
E’ fatta pensa Simone, alla fine c’è voluta una buona mezz’ora, ma abbiamo finito.
Nell’istante in cui sta per firmare, Giuseppe si palesa nuovamente “Scusa Ciro, ma se rinnoviamo il contratto ora, il signore perde due giorni di parcheggio?”
Gli occhi di Simone sono lo specchio del terrore, che ineffabile si manifesta.
“Certamente” risponde Ciro guardando con aria interrogativa Simone.
“Quindi?” ha la forza di domandare Simone.
“Le conviene tornare fra due giorni, quando le scade il contratto, così procediamo con il rinnovo in modalità Notte EuroCoop a 57 euro”.
“Immagino sia a mia maggior tutela”.
Simone si alza con circospezione per paura di svenire e con sconsolata gentilezza “E va bene, tornerò fra due giorni”.
“Come preferisce” risponde Ciro mentre straccia il nuovo contratto.
Simone senza forze si mette sulle spalle il suo Zaino con PC e esce dal gabbiotto Rapid Parking.
Ma proprio mentre tutto è perduto, la resistenza è risultata vana, l’avversario insormontabile e imbattibile, Simone con la coda dell’occhio vede, sullo striscione Rapid Parking posto all’uscita del parcheggio, il numero verde da contattare “per informazioni o emergenza”.
Scatta una foto al numero verde, per non dimenticarselo, per non dimenticarsi che non è ancora finita, che avrà perso l’ennesima battaglia ma non ancora la guerra.
Mancano due giorni al prossimo match, due giorni e un numero verde per ribaltare l’esito della disputa.

Due giorni dopo, interno macchina di Simone, telefonata in viva voce.
“Buona sera, Rapid Parking?”
“Certamente, Buona sera a lei, desidera?”
La voce è cordiale, Simone, rinfrancato dalla disponibilità del suo interlocutore, spiega con precisione l’antefatto fino a domandare “Quindi per il cambio da Notte a Notte EuroCoop, è necessario stipulare un nuovo contratto o basta fare una semplice variazione?”
Simone è tranquillo, sì è già mentalmente appuntato il nome del funzionario al telefono, pronto a cogliere in castagna Ciro il grande, segnalandogli la possibilità di variazione grazie ad un fantomatico modulo specificatamente redatto allo scopo.

Ci sono momenti nella vita in cui si ha la certezza della vittoria, senza dubbio o perplessità, ma questi sono proprio i momenti in cui la sconfitta è fragorosa e devastante.

“Mi spiace, tuttavia non è possibile procedere con una variazione contrattuale. Il regolamento lo vieta, il regolamento prevede la ri – stipula contrattuale, esplicitando chiaramente la dicitura Notte EuroCoop, che, con presentazione della tessera, le dà il diritto allo sconto di tre euro”
Simone sta per riattaccare bruscamente, eppure l’istinto gli suggerisce che manca ancora qualcosa, che il quadro non è ancora completo.
Il suo interlocutore continua “ci vogliono solo cinque minuti, e comunque è a sua maggior tutela”.
La comunicazione si interrompe di colpo e Simone, in tangenziale, nel pieno del traffico serale da rientro, frena bruscamente evitando millimetricamente la collisione con il camion che lo precede “Se mi tamponi, facciamo una frittata” è la scritta enorme che campeggia sul retro dell’automezzo che trasporta uova.
Venti minuti dopo, Centro commerciale zona semi centrale, piano meno uno, interno gabbiotto addetti “Rapid Parking”.
Ciro il grande ha appena completato la compilazione del nuovo contratto su carta copiativa e sta litigando con la fotocopiatrice che vomita ben cinque copie del retro della carta di identità di Simone, fotocopiata insieme al codice fiscale esattamente trenta giorni, zero minuti e zero secondi prima.
Simone vorrebbe estrarre la tessera bancomat, ma ormai inibisce qualsiasi forma di iniziativa, aspettando le indicazioni precise e professionali di Ciro.
E infatti Ciro, dopo aver prontamente sbloccato la fotocopiatrice inceppata, intervento durato una decina di minuti, riporta al pc i dati trascritti sul contratto, gli stessi dati già inseriti nel sistema.
“Guarda che in un mese non ho cambiato residenza, data e paese di nascita e anche il codice fiscale è rimasto lo stesso”, ma anche questa volta sono parole pensate che non hanno trovato la forza di essere suono.
Dopo un ricontrollo puntale e attento dei dati, finalmente Ciro chiede a Simone la modalità di pagamento.
Simone paga e ritira la tessera stile Ski Pass, vorrebbe andarsene all’istante, tuttavia ha ancora la forza per un colpo di reni “Ma scusi, non è per insistere, ma è mai possibile che il vostro sistema informativo non preveda la possibilità di recuperare i dati già inseriti, basterebbe prevedere un modulo di variazione o la stampa cartacea in doppio del contratto, così lei non dovrebbe rifare tutto tutte le volte, fotocopie incluse” pausa, respiro, ghigno “non le pare?”.
Simone ha sparato l’ultima cartuccia, Ciro sembra inerme, sconfitto proprio all’ultimo secondo dei supplementari.
“ah…” esclama sottovoce “ah…” ripete.
Simone è euforico, alla fine nonostante tutto è riuscito a mette a segno il colpo finale.

Ci sono momenti nella vita in cui vorresti gioire, ma proprio in questi momenti sei in fondo al fosso e cominci a scavare.

“Puo’ essere” Ciro è ora nuovamente impassibile “e comunque il nuovo contratto è a sua maggior tutela”. Ciro il grande, calca la mano fino al ko finale “vede, se ora lei volesse passare, ad esempio, al contratto Annuale EuroCoop, dovremmo rifare il contratto, proprio perché il regolamento lo prevede ed è a sua maggior tutela”.

Colpito, affondato, annientato.
Cirocrazia allo stato iperpuro.

Simone si trascina sconsolato verso casa, zaino con Pc sulle spalle, ripensa all’accaduto quando all’improvviso un pensiero lo assale “Ma fra non molto mi consegneranno l’auto nuova, bisognerà rifare il contratto?”.
Lo pensa talmente forte che la signora che lo incrocia sul marciapiede risponde “Il regolamento lo prevede, ci vorranno solo cinque minuti, e poi è a sua maggior tutela!”.

(©) Simone Moscardi, 2016

Standard
Così è la vita

Una fotografia

C’è una lunga striscia di asfalto, tre corsie, mattina, auto puntata a nord, verso l’ufficio, alle spalle la città, la casa, la donna che ami e la quasi donna che amerai.
Il vetro è bagnato, pioggia e nuvole e grigio e lampi e pozze d’acqua macinate dai chilometri percorsi, a disegnare quello che sei, tuo malgrado e per fortuna.
L’autostrada è libera, la radio è ritmo, la velocità è giusta, lì davanti le nuvole cariche di vapore acqueo e di ricordi si aprono e lo scenario brilla di verde vivo e di luce che taglia l’orizzonte.

Ci sono momenti in cui dovrai lottare, amare, sognare, sperare, resistere, meravigliarti, momenti in cui ti sembrerà tutto sbagliato e vorrai abbandonarti alla malinconia e ci saranno momenti di vittoria e esaltazione, altri in cui dovrai scegliere ed altri ancora in cui amerai.
I tuoi vestiti e ti tuoi sorrisi cambieranno, i baci saranno diversi, i tuoi capelli avranno tagli differenti, la tua canzone preferita lascerà il posto ad un’altra.

Ci sono momenti che sono un attimo, un istante perfetto in cui tutti i pezzi saranno al loro posto, la musica giusta, il sole brillante esattamente come dovrà essere.
Solo un attimo, sfacciatamente normale, ma incredibilmente completo e assoluto nel quale ti sentirai felice, come l’acqua pura che sgorga dalla roccia.
In quest’attimo di felicità, libero dal rammarico e dal desiderio, dalla speranza e dal rimpianto, scatta una fotografia, scattala così come viene.

C’è una lunga striscia di asfalto, tre corsie, mattina, là in fondo c’è il casello, la luce è mutata così come la canzone in sottofondo, c’è una giornata da cominciare e da completare, come tante altre, ma non dimenticarti di aver appena immortalato la felicità in una fotografia.
Conservane con cura il ricordo e la potenza, la semplicità e la vastità.

La felicità è un attimo che ti viene regalato e ti sei meritato, devi solamente riconoscerlo e scattare la foto, e mentre lo fai, semplicemente, sorridi.

(©) Simone Moscardi, 2016

Standard